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L’andamento decrescente del numero degli infortuni registrati negli ultimi anni, anche se condizionato dai dati sull’occupazione, ci dice che lentamente qualcosa sta cambiando.

Sarebbe riduttivo infatti sostenere che i risultati raggiunti in questi anni siano solo l’effetto della diminuzione dei posti di lavoro. Affermare ciò significherebbe sostenere l’inefficacia dell’impianto normativo e del sistema prevenzionale in genere.

La lunga catena di discipline nazionali e regionali nonché gli accordi e i protocolli sottoscritti tra istituzioni e parti sociali hanno contribuito sensibilmente ad aumentare la consapevolezza, non solo degli attori istituzionali, ma soprattutto dei datori di lavoro, dei lavoratori e dei tanti professionisti che a vario titolo intervengono nel sistema di gestione della prevenzione.

La prova di quanto affermo è data anche dalla accresciuta qualità dell’offerta formativa caratterizzata da regole sempre più precise ed efficaci sia per quanto concerne i formatori che i discenti.

Ai fini del presente articolo, vorrei richiamare gli importanti accordi Stato-Regioni per la formazione dei lavoratori e per lo svolgimento diretto del datore di lavoro dei compiti di prevenzione di cui agli artt. 37 e 34 D.lgs. n.81/08 con i quali si è intervenuti in termini di “sistematizzazione” ed “istituzionalizzazione” dell’obbligo formativo da raggiungere attraverso la previsione di un livello minimo di qualificazione dei docenti/ formatori, accertato in base alle loro conoscenze, alle esperienze e soprattutto alle capacità didattiche possedute.

Per effetto dei criteri elaborati dalla Commissione consultiva permanente, di cui mi onoro far parte da oltre 5 anni, si è compreso che l’aspetto più innovativo sui cui fare maggior leva per innalzare il grado di efficacia dei percorsi formativi, fossero proprio le capacità didattiche, ovvero le capacità di profondere una nuova nozione di formazione in grado di proporsi come un “processo educativo attraverso il quale trasferire ai lavoratori e agli altri soggetti del sistema di prevenzione e protezione aziendale conoscenze e procedure utili all’acquisizione di competenze necessarie allo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti in azienda e alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi”.

A tale obiettivo ha sicuramente contribuito l’evoluzione del sistema delle relazioni industriali, meno nazionale e sempre più territoriale, aziendale.

L’azione formativa, infatti, così come la rappresentanza dei bisogni, per essere efficace deve essere capace di legarsi ai processi organizzativi e alle problematiche che i lavoratori devono affrontare quotidianamente, trasformandosi, se possibile, in competenza.

Formare alla sicurezza significa soprattutto aumentare la consapevolezza di chi lavora, suscitare piena cognizione dei pericoli, del ruolo e delle responsabilità, superare la convinzione che l’esperienza professionale da sola basti ad evitare il peggio.

Il formatore non è un professionista qualunque, un dispensatore di nozioni giuridiche. Egli nella mia idea assurge al ruolo fondamentale di interprete delle diverse forme di apprendimento dei partecipanti, per adottare con competenza e appropriatezza le migliori metodologie formative, valorizzare le singole esperienze dei discenti, favorire il cambiamento di quei comportamenti, solo apparentemente innocui.

Un compito fondamentale, pertanto, che esige a sua volta qualificata formazione e costante aggiornamento professionale.

La crescente complessità interpretativa delle disposizioni normative e amministrative di carattere prevenzionali infatti, richiede, a chi intende operare con professionalità nel delicato settore della tutela della salute, una sempre maggiore attenzione e preparazione, anche in relazione alla evoluzione del mercato del lavoro.

Il formatore, professionista del “sistema sicurezza” è chiamato, ogni giorno di più, ad uno sforzo non solo applicativo (si pensi alla molteplicità delle figure lavorative introdotte dalle recenti riforme giuslavoristiche) ma anche d’interpretazione dovuta al proliferare d’indicazioni giurisprudenziali.

Un duro compito quello dei formatori, che andrebbe apprezzato maggiormente anche dalle istituzioni, che manifesta bisogni ed attenzioni spesso trascurate, che per i motivi esposti voglio pubblicamente ringraziare.

Paolo Varesi

Esperto in diritto del lavoro e contrattazione collettiva

Responsabile area giuridica A.I.F.E.S.

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